M. C. Escher: la vita e l’artista in mostra a Roma

di Desirée Massaroni

Fino al 1° aprile 2024 è possibile visitare a palazzo Bonaparte a Roma la mostra su Maurits Cornelis Escher, a cento anni dalla sua prima visita nella Capitale, avvenuta nel 1923. Alla genesi della concezione artistica di Escher (nato in Olanda, a Leeuwarden nel 1898 e morto a Laren nel 1972) è dedicata laprima sezione della mostra che illustra i lavori iniziali dell’artistainfluenzati dal suo insegnante Samuel Jessurun de Mesquita (1868-1944), esponente dell’Art Nouveau olandese. Una corrente artistica, che raggiunge l’apice tra il 1890 e il 1910, caratterizzata da uno stile fatto di linee sinuose e curve arrotondate ispirate a soggetti naturali. Da qui il movimento ispiratore per la sensibilità artistica di Escher che realizza numerose stampe con raffigurazioni realistiche dedicate alla natura, ai fiori e agli insetti. A tal riguardo in questa prima sezione si possono ammirare le xilografie (tecnica di incisione in rilievo su legno) eseguite come illustrazioni per Flor de Pascua (Fiori di Pasqua), un libretto di poesie dell’amico Aad van Stolk. In queste xilografie emergono oltre ai temi della natura, anche quelli della prospettiva, della tassellatura e dei riflessi, centrali nella produzione artistica di Escher. Uno spazio importante è dedicato anche alle 28 xilografie che compongono il libro Emblemata costituito da ventiquattro massime scritte dall’amico G. J. Hoogewerff e stampato nel 1932. La prima sezione si conclude con la serie sulla Creazione del mondo, composta da sei xilografie realizzate tra il 1925 e il 1926. Tra le opere esposte si può ammirare la Divisione delle acque che rappresenta il secondo giorno della creazione ed è considerata uno dei primi capolavori di Escher.

La vita dell’artista olandese è stata caratterizzata pure dalla conoscenza dell’Italia che egli visita per la prima volta con i genitori nel 1921. La mostra in proposito – nella seconda sezione – offre peraltro una interessante e dettagliata mappatura dei soggiorni di Escher, dal 1922 al 1935, in diverse città e località italiane. Fra di esse Catania dove si reca nel 1928 per riprendere l’eruzione dell’Etna. E poi Venezia, Firenze, Rocca Imperiale, Firenze, Tropea e molte altre, affascinato dalla loro storia, cultura urbanistica e dai paesaggi. Nel 1923 l’artista si trasferisce stabilmente a Roma che è musa di molte sue opere, fra cui la serie di dodici xilografie del 1934, descritta come Roma notturna ed esposta integralmente. Al 1935 risale la sua opera più celebre, Mano con sfera riflettente, una litografia dove viene riprodotto fedelmente il suo studio romano di via Alessandro Poerio 122, nel quartiere Monteverde. Lo studio è riproposto in parte nell’esposizione degli oggetti personali con cui l’artista realizzava le sue opere. Escher resta a Roma fino al 1934. L’anno dopo si trasferisce in Svizzera a causa del fanatismo del regime fascista.

Gli oggetti di lavoro di Escher in mostra

L’arte di Escher è contraddistinta anche per le Tassellature (titolo pure della terza sessione della mostra). Si tratta di decorazioni geometriche basate su triangoli, quadrati ed esagoni e che si ripetono su uno spazio. Escher è ispirato, per la loro realizzazione, dal secondo soggiorno in Spagna nel 1936 e dalla visita al complesso palaziale andaluso, l’Alhambra di Granada (costruito nel 1232) e la Mezquita di Cordoba, la cui costruzione si è conclusa nel 1236.

Dalle tassellature Escher elabora dal 1937 le Metamorfosi a cui è dedicata invece la quarta sezione.Dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature si attua per Escher la trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa. L’artista così realizza Metamorfosi I (1937), Metamorfosi II (1939-1940), Metamorfosi III (1967-1968). In queste ultime sono raffigurati universi circolari in cui una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto ecc. Nelle metamorfosi emergono i temi della ciclicità, della continuità, dell’eternità. In opere come Incontro Escher combina lo studio di cicli con le metamorfosi attraversoappunto l’incrocio fra uomo e scimmia, umano e animale, bianco e nero, basso e alto, quadrato e cerchio, etc.

Lo spazio appare fin dalle prime opere un elemento fondamentale in Escher. E ad esso, alla struttura dello spazio, è dedicata la quinta sezione. Dal 1937 però l’artista non concepisce più la struttura spaziale in senso analitico, ma elabora artisticamente una sintesi in cui diverse entità spaziali confluiscono in un’unica stampa. È in questa sezione che è esposta una delle opere, come detto, più famose dell’artista olandese: Mano con sfera riflettente, la più nota della serie degli “autoritratti con sfere riflettenti”. 

Escher: “Mano con sfera riflettente” (1935)

Il lavoro sullo spazio e sulle costruzioni geometriche genera alcune fra le opere più note di Escher, esposte nella sesta sezione, fra cui Relatività (1953), Salita e discesa (1960) e Cascata (1961). Escher lavora su strutture architettoniche che esulano dalle leggi della gravità, che sono caratterizzate da scale labirintiche e retroverse che ribaltano la normale percezione dello spazio e del soggetto.

La mostra si fregia pure dell’esposizione di altri capolavori come Mani che disegnano (1948), Buccia (1955), Vincolo di unione (1956) caratterizzati da una complessità illusionistica.

La settima sezione della mostra espone i lavori su commissione che Escher svolse come grafico realizzando, ad esempio, biglietti d’auguri, francobolli, articoli pubblicitari. La mostra prosegue con l’ottava sezione intitolata “Eschermania” ovvero dedicata all’esposizione dell’enorme influenza che Escher ebbe a partire dagli anni ’50 sino ad oggi. La sua arte ha influenzato non solo altri artisti figurativi, ma anche musicisti e gruppi pop degli anni Sessanta affascinati dalla rappresentazione del paradosso, personaggi dei fumetti, stilisti, il mondo della pubblicità. Un’attenzione particolare è poi riservata all’ispirazione di Escher nel cinema (vedi Labyrinth, Harry Potter e la pietra filosofale, Il nome della rosa, 32 dicembre, Suspiria, e altri film)e nelle serie tivù, fra cui Squid Games.

L’opera artistica, geometrica, costruttivista di Escher è animata da un’essenza giocosa molto forte che intercetta la sensibilità e il gusto del pubblico. In un modo originale il visitatore è stimolato, durante la visita alle sezioni della mostra, nella pratica di interazione ludica con le opere di Escher, quanto nell’immersione nel suo processo creativo.

Il visitatore può entrare a far parte dell’opera come soggetto/oggetto vivendo un’extra-ordinaria percezione e visione di sé. In altre dinamiche il visitatore è invitato a ‘vivere’ le basi ‘costruttive’ dell’opera attraverso l’interazione con l’altro. Un’ulteriore variante propone invece un’immersione filmica e prospettica – a tratti onirica – nel flusso immaginifico dell’artista che tocca la sensibilità e l’immaginario dell’essere umano ipermoderno.

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